L'eco della guerra riecheggia al WTA di Cincinnati: donna allontanata per una bandiera ucraina

2023-01-05 16:06:27 By : Ms. Leego Li

Durante il derby russo Kalinskaya-Potapova, una delle due tenniste è infastidita dai colori ucraini. Gli organizzatori: “allontanata per via delle dimensioni fuori norma”

Si è consumato un evento spiacevole nel turno di qualificazioni femminili del Western & Southern Open. Mentre in campo disputavano il loro incontro le tenniste russe Anna Kalinskaya e Anastasia Potapova, sugli spalti l’attenzione si è focalizzata su una tifosa ucraina avvolta nella bandiera nazionale blu e gialla.

Lola, la signora ucraina con tanto di Vinok in testa, tipica corona di fiori della sua terra, è stata notata da una delle due tenniste che subito ha fatto notare al giudice di sedia la sua presenza “non opportuna”. L’ufficiale Morgane Lara le ha chiesto di rimuovere la bandiera dell’Ucraina sostenendo che non fosse “carino”, in quanto infastidiva una delle due tenniste. A quel punto Lola ha risposto: “Non è carino invadere un Paese“, con tanti altri spettatori che hanno preso le sue parti.

On an unfortunate incident at #CincyTennis yesterday: During the first set of the women's qualifying match between Anna Kalinskaya and Anastasia Potapova, one of the players complained to the WTA chair umpire, Morgane Lara, about a woman sitting in the stands… (1/12)?

Successivamente ai microfoni di local12.com, la donna ha dichiarato: “Il messaggio che ho ricevuto è che stavo agitando i giocatori russi. Allora ho detto ‘non la metto via’. Così hanno continuato a giocare per due minuti prima di fermarsi di nuovo. A quel punto un addetto alla sicurezza si è avvicinato a me è ha detto ’Signora chiamo la polizia se non se ne va”. Al danno si aggiunge la beffa perché dopo essersi allontanata, Lola è stata nuovamente ripresa per via della bandiera ucraina che secondo un addetto alla sicurezza non rispettava la misurazione consentita di 18X18 pollici. A quel punto Lola in lacrime ha esclamato “Questa non è la Russia“, visibilmente turbata, “Questi sono gli Stati Uniti d’America”.

L’episodio in questione si è risolto con Lola scortata alla sua auto dove ha potuto riporre la bandiera incriminata per le sue dimensioni, e una volta messa da parte, ha potuto fare il suo rientro nell’impianto per tornare a seguire il tennis.

Gli organizzatori del Master 1000 di Cincinnati hanno poi inviato una dichiarazione in cui sostengono che il provvedimento nei confronti della tifosa riguardava esclusivamente le dimensioni della bandiera. In tutta risposta la portavoce e presidente dell’organizzazione no profit Cincy4Ukraine, Eugenia Nemirovska de Santos ha dichiarato: “I giocatori russi entrano e dettano qui cosa possono o non possono fare i cittadini statunitensi? Questo tipo di cose non fa ben sperare per la comunità ucraina. Bene. Non ti piace la nostra bandiera? E se fosse il nostro abbigliamento? Ci chiederai di toglierci anche i vestiti?”. Sono gli effetti collaterali di una guerra che invade anche lo sport, territorio neutrale che dovrebbe fare da collante, quindi avvicinare le persone, non dividerle.

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Il campione serbo, allo stato delle cose, dovrebbe saltare nuovamente Indian Wells e Miami, per il secondo anno di fila

Se l’Australia ha riaperto le porte a Novak Djokovic, cancellando il ban di tre anni che era stato comminato nel 2022 dopo la nota vicenda culminata con la sua deportazione, non altrettanto succede negli Stati Uniti. Questo mercoledì, infatti, la Transport Security Administration (TSA) ha aggiornato le sue linee guida riguardo i requisiti per gli stranieri che arrivano nel paese. Viene confermato l’obbligo di una piena vaccinazione contro il Covid-19 salvo la presenza di una valida esenzione medica. La misura è attualmente valida per i voli in arrivo dal 9 gennaio al 10 aprile 2023.

Come noto, in questo periodo si giocheranno i Masters 1000 di Indian Wells e Miami, entrambi nel mese di marzo. Tornei che Djokovic ha saltato già nel 2022, così come tutti quelli sul suolo statunitense (compreso lo US Open), confermando la sua posizione: “Non sono contro la vaccinazione, ma credo che ognuno debba essere libero di scegliere cosa assumere nel proprio corpo, e se necessario sono pronto a non giocare tornei importanti”, ha detto e ripetuto Djokovic nel 2022. Stando così le cose, il campione serbo non giocherebbe anche nel 2023 il cosiddetto “Sunshine Double”, rinunciando alla possibilità di inseguire i 2000 punti ATP che questi due importantissimi tornei mettono in palio. Djokovic in questa settimana è impegnato all’ATP 250 di Adelaide, il suo primo torneo australiano dopo le vicende dello scorso anno, e poi sarà protagonista all’Australian Open, torneo da lui vinto nove volte.

Il promettente alfiere del TC Genova vince l’Open di Reggio Emilia dopo aver sfiorato il colpaccio contro Lorenzo Sonego.

Solo qualche giorno fa ci è capitato di assistere alla finale dell’Open di Reggio Emilia, torneo molto importante con un ricco montepremi di ben 2.500 euro. Spesso questi tornei sono molto interessanti, con un tasso tecnico che non sfigura certo davanti ai migliori Futures. Nella fattispecie il 18enne 2.3 Gianluca Cadenasso ha avuto la meglio su quello che era il logico favorito, nonché padrone di casa, Andrea Guerrieri (n.750 ATP) col punteggio di 2-6 7-6 6-3. Il giovane genovese ha messo in mostra un ottimo tennis, molto aggressivo e ricco di soluzioni interessanti. Così abbiamo deciso di conoscerlo meglio e l’abbiamo contattato telefonicamente proprio mentre scendeva dal treno che lo portava a Mantova dove giocherà gli ottavi dell’Open in corso di svolgimento alla Canottieri Mincio.

Buongiorno Gianluca, innanzitutto complimenti perché Guerrieri non è certo un giocatore banale.

Assolutamente no, soprattutto sul veloce dove, coi suoi colpi mancini, è particolarmente pericoloso. Io ho fatto un po’ di fatica ad entrare in partita ma poi è filato tutto liscio.

Tu sei di Genova, dove e con chi ti alleni?

Mi alleno al TC Genova con Mauro Balestra e la mia preparatrice atletica è Graziella Rodonò. In più tutte le mattine gioco al TC Baiardo con mio fratello Giorgio, che è maestro nazionale.

Giornate piene di tennis, c’è posto anche per la scuola?

Sto facendo online l’ultimo anno di un istituto tecnico-commerciale. E quest’anno avrò la maturità, per cui ogni ritaglio di tempo lo dedico allo studio.

Nel 2022 avevi vinto altri due Open, dico bene?

Sì, a Ceriano Laghetto e in casa al TC Baiardo. Poi ho tentato la strada dei Futures, dove sono riuscito a qualificarmi per il tabellone principale a Madrid e Creta.

Tra i professionisti la vita è dura, vero?

Con chiunque giochi noti subito che tutti hanno una voglia pazzesca di vincere e nessuno ti molla un punto. E questa è la differenza più grande che ho notato rispetto agli juniores, dove invece i cali di tensione sono frequenti.

Per quest’anno che programmi hai?

Farò un altro paio di Open poi andrò in Spagna a Manacor per giocare due 25.000 $. Poi navighiamo un po’ a vista perché conosciamo il programma solo fino a fine febbraio.

Qualche settimana fa durante il Memorial Agazzi hai giocato contro Lorenzo Sonego. Che impressione ti ha fatto affrontare un top player?

Per fortuna ho avuto molto poco tempo per pensarci, e dunque per agitarmi, perché avevo già giocato la mattina. Quindi sono sceso in campo molto tranquillo e ho giocato anche bene. Peccato non aver trasformato quel set point che ho avuto nel secondo set, su cui ho fatto doppio fallo (ride, ndr).

Immagino che il tuo obiettivo sia fare del tennis una professione, dico bene?

Sì certo, ci sto provando molto seriamente.

Hai giocato con qualcuno della Nouvelle Vague italiana o i due anni di differenza te l’hanno impedito?

In partita mai, ma mi sono allenato spesso con Matteo Arnaldi che giocava la gara a squadre con me e con cui siamo davvero amici. Poi mi sono allenato a Tirrenia con Francesco Passaro che è un giocatore davvero impressionante. Devi vedere come gli scorre la palla, soprattutto di diritto. E’ difficilissimo leggere i suoi colpi. Poi anche con Matteo Gigante ad Iseo durante il Memorial Agazzi. E anche lui, soprattutto di rovescio, è impressionante. Ti prende il tempo e ti mette subito in soggezione.

Dicono che Gigante sia un po’ pigro.

Mica tanto (ride, ndr), sembra sempre un po’ fermo, come Fognini per capirci, e poi ti tira un vincente che non te ne accorgi nemmeno.

Quando sei in giro per tornei e non stai giocando/allenando, cosa ti piace fare?

Se non sono stanco mi piace molto girare per le città. Ad es. a Madrid ho avuto qualche giorno libero e sono stato contentissimo di poter fare il turista.

80 scontri diretti non sono bastati per scalfire uno dei rapporti umani più intensi che si possano trovare tra due rivali. Martina c’è sempre stata per Chris, chiamata ora a “ricambiare” affetto e vicinanza

Martina Navratilova e Chris Evert hanno dato vita alla più grande rivalità della storia del tennis. A livello prettamente numerico, infatti, nessuno può (e chissà se qualcuno mai potrà) eguagliare le loro 80 partite disputate una contro l’altra. Con 18 titoli del Grande Slam a testa – tenendo conto solamente del singolare – il bilancio degli h2h pende leggermente a favore della 66enne di origine cecoslovacca: 43-37.

Oggi, però, i numeri sono sicuramente l’aspetto meno importante da tenere in considerazione. Se ad inizio 2022 era stata Evert ad annunciare un cancro alle ovaie, ieri è purtroppo toccato a Navratilova rivelare che, in seguito ad esami specifici, le sono state riscontrate forme tumorali nella gola e al seno.

Non è la prima volta che Martina si trova a combattere una simile disgrazia, visto che nel 2010 aveva già affrontato e sconfitto un altro tumore al seno. Trovato e curato in tempo grazie ad una mammografia, l’appello a tutte le donne della leggenda naturalizzata statunitense era stato quello di sottoporsi frequentemente ai controlli, perché “Io non ho fatto la mammografia per quattro anni e se avessi aspettato un altro anno ora sarei nei guai” – affermava allora Navratilova.

La diagnosi odierna non è certo incoraggiante – tanto al seno quanto alla gola le è stato scovato un tumore al primo stadio – ma, perlomeno, si tratta di una delle forme più curabili di cancro, come spiegato a wta.com. L’agente della classe 1956 ha riferito che “Per fortuna entrambi i tumori sono stati trovati con celerità, quindi siamo fiduciosi che le cure possano funzionare al meglio”.

Navratilova sarebbe dovuta volare in Australia per commentare il primo Major dell’anno, ma resterà negli Stati Uniti (principalmente a New York) per intraprendere il percorso di cure. Non sono ovviamente mancati i messaggi di vicinanza ed incoraggiamento da tutto il mondo del tennis, primo fra i quali un tweet di Chris Evert, grande amica prima ancora che rivale.

Thinking of @Martina today and supporting her journey, like she did mine, with love and prayers. This is a woman who takes on challenges with strength and resilience…You got this, Martina!❤️

“Oggi i miei pensieri sono rivolti a Martina, la supporterò durante il suo viaggio come lei ha fatto con me, con amore e preghiere. È una donna che affronta le sfide con forza e resilienza… Ce la puoi fare, Martina!” – questo il toccante messaggio di Chrissie che, come ben ricorda, ha potuto contare sul supporto della sua rivale di sempre quando ne aveva davvero bisogno.

Come detto in precedenza, infatti, lo scorso gennaio ad Evert era stato scoperto un cancro alle ovaie, fortunatamente curato in circa quattro mesi grazie a sei cicli di chemioterapia. “È stata meno brutale di quanto temevo. Mi mancano la forza e il tennis giocato, ma ogni giorno va meglio” – commentava al Corriere della Sera la fuoriclasse statunitense. “Devo ringraziare il tennis per avermi intrattenuto, sono stata incollata alla TV per molto tempo. Sono fortunata ad essere ancora qui, mia sorella Jeanne non c’è più per via della mia stessa malattia”.

Una delle persone che più è stata vicina a Chris è stata proprio Martina Navratilova, che oggi può di certo contare su un appoggio ricambiato e incondizionato. E dire che, all’inizio, la relazione tra le due non è che fosse sbocciata immediatamente: “All’inizio per me lei era solo un’avversaria: dovevo batterla, niente di più – diceva Evert. “Lei (Navratilova, ndr) aveva un’allenatrice che le diceva che per battermi avrebbe dovuto odiarmi. In queste condizioni, logicamente, non è facile essere amiche. Poi però con il passare del tempo ci siamo rilassate e la Fed Cup ci ha unite. Il resto lo abbiamo fatto noi. Ci tengo a sottolineare che quando è morta mia sorella Jeanne, Martina non mi ha lasciato sola un momento. Nel momento in cui la competizione è sfumata, siamo diventate inseparabili“.

La rivalità sul campo da gioco è ormai un lontano ricordo per due persone – ancor prima che tenniste – eccezionali, che non si sono mai fatte mancare una grande dose di supporto reciproco. Ora toccherà a Chrissie stare vicino a Martina che, in ogni caso, non abbiamo dubbi su come affronterà anche questa battaglia. All’attacco, senza paura, aggressiva e a testa alta. Come in fondo ha sempre fatto, non soltanto nella sua carriera ma per tutto l’arco della sua vita.

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