Le tradizioni gastronomiche delle feste ai tropici - Linkiesta.it

2023-01-05 15:29:18 By : Mr. Ivan Arthur

La legna che arde nel camino, i maglioni imbarazzanti con le renne, il vin brulé… sono gli ingredienti del Natale freddo a cui siamo abituati, quello che amiamo trascorrere nell’intimità del focolare domestico, confortati da piatti e bevande che scaldano il cuore (e non solo). Ma ogni tanto, stanchi degli inverni rigidi e delle infinite cucinate, siamo colti da un improvviso desiderio di evasione al punto da fantasticare un Natale in riva al mare, sedotti dalle avventure esotiche da cinepanettone.

E se il brodo di carne è uno dei pilastri della gastronomia italiana in tempo di festa, cosa possiamo aspettarci in Messico, in Nuova Zelanda o nelle Filippine?

Il nostro viaggio parte laddove Santa Claus indossa il costume da bagno e le palme addobbate prendono il posto dei classici abeti.

A Miami il clima natalizio si inizia a sentire dal giorno del ringraziamento, quando le strade e i giardini si riempiono di luci e decorazioni. La sera della vigilia le tavole sono imbandite di tacchini ripieni serviti con verdure e salsa di mirtilli, e come dessert dominano la scena il Christmas pudding e la mince pie, entrambi a base di frutta secca, spezie e un po’ di liquore. In Florida i bambini non scartano i regali dopo la mezzanotte, ma attendono la mattina seguente, offrendo a Babbo Natale uno spuntino notturno a base di latte e biscotti.

Un po’ più a sud, l’atmosfera si fa decisamente più vivace: il Natale messicano ha inizio il 16 dicembre con le posadas (“locande”), nove giorni di rappresentazioni che raccontano le peregrinazioni di Maria e Giuseppe in cerca di un alloggio prima della nascita di Gesù. Le recite si concludono con mangiate e bevute rigorosamente chiassose e con la rottura delle piñatas (brocche piene di dolciumi) da parte dei bambini.

In Messico il cenone si apre con una ricca ensalada a base di lattuga e barbabietola, mele, arance, carote e altri ingredienti che variano a seconda delle regioni. Seguono i tamales, involtini a base di farina di mais farciti con carne, pesce o verdure, e il pozol, uno stufato a base di maiale e mais fermentato noto sin dall’epoca precolombiana. Per concludere in “leggerezza”, vengono serviti i buñuelos, frittelle simbolo di buon auspicio accompagnate da uno sciroppo di zucchero di canna (piloncillo) e da una tazza di delizioso ponche navideño.

Avvicinandosi all’equatore l’aria si fa ancora più allegra: in Colombia gli addobbi natalizi compaiono nei primi giorni di novembre, quando la musica risuona per le strade sin dalle prime ore del mattino; nella “terra dei mille ritmi” non aspettatevi di ascoltare Mariah Carey e Frank Sinatra, ma preparatevi a essere contagiati dalla gioia delle armonie tropicali, ricche di influenze africane, native indigene e spagnole.

E se noi scegliamo vino e bollicine in accompagnamento al pasto, i Colombiani usano il cibo per tamponare l’alcol: popolarissimo è l’aguardiente, il liquore tipico delle feste ottenuto dalle canne da zucchero e aromatizzato con l’anice; molto amato è anche il vino de manzana (“vino alla mela”), regalato nei cesti natalizi insieme alle galletas de navidad, biscotti burrosi e coloratissimi.

Attraversando il confine meridionale, troviamo un Paese in cui il primo Natale è stato celebrato nel 1533, anno della conquista da parte degli Spagnoli: nonostante si tratti di una festa d’importazione, il Perù l’ha accolta e personalizzata, dando vita a costumi ormai radicati sul territorio. Primo tra tutti il presepe, allestito l’8 dicembre con paesaggi e personaggi intagliati nel legno, abbelliti con stoffe preziose e decorazioni in alabastro. Accanto alla classica natività caratterizzata dalla versione andina del Bambin Gesù (Manuelito) compaiono figure folcloristiche: galli, alpaca e condor fanno compagnia al bue e all’asinello, i Re Magi in sella ai lama portano in dono patate, quinoa e amaranto, mentre i pastori sono affiancati da venditori di gelsomini e di tamales.

Quale dolce troneggia sulle tavole peruviane? Il panetón “naturalmente”. Giunto nel Paese agli inizi del Novecento insieme agli immigrati italiani in cerca di fortuna, è diventato ben presto dolce nazionale: spesso arricchito con cannella e noce moscata, viene consumato durante tutto l’anno in occasione di compleanni, onomastici e addirittura della Pasqua, e durante le festività natalizie viene accompagnato con la chocolatada, una bevanda tipica preparata con la tavoletta di cioccolato Sol del Cuzco.

Abbandoniamo il continente americano per dirigerci verso est, attraversando l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano, e atterrare nelle Filippine, dove le temperature si aggirano intorno ai 30 gradi e sono ideali per godersi la vita balneare sulle meravigliose isole dell’arcipelago. Anche il 24 dicembre avrete tutto il tempo per dilungarvi in acqua perché il cenone non comincerà prima di mezzanotte, al termine della Misa de Gallo a cui tutta la popolazione partecipa (le Filippine sono l’unico Paese asiatico prevalentemente cristiano).

La Noche Buena è un banchetto aperto a chiunque porti qualcosa: il piatto principale è il lechon, un maialino da latte cotto su uno spiedo che ruota lentamente sulle braci ardenti, così da ottenere una pelle croccante e una carne tenera e succosa. Un’altra pietanza piuttosto diffusa sulle tavole natalizie è il bulalo, una zuppa realizzata con lo stinco di manzo e insaporita con midollo, ortaggi e pannocchie; generalmente viene servita con il riso bianco, perfetto per assorbire il brodo. Il leche flan, una sorta di creme caramel alla filippina, chiude il pasto in dolcezza insieme alla macedonia, che rinfresca il palato e riduce i sensi di colpa.

Concludiamo il nostro itinerario nel “Continente Nuovissimo” unificato dal Pacifico che abbraccia le migliaia di isole che ne fanno parte. Le prime celebrazioni del Natale in Oceania sono alquanto recenti: furono introdotte dai coloni inglesi nel tardo Settecento e nel corso dei secoli le usanze sono state rielaborate in coerenza con il contesto climatico e culturale. Neppure Santa Claus è stato risparmiato: a bordo di una slitta trainata da sei canguri bianchi giunge nelle case per riempire di doni le calze appese dai bambini fuori dalla finestra.

Quanto alle tradizioni gastronomiche è evidente l’influenza britannica: il tacchino è il principe delle feste anche se – complice il caldo – non sono rari i barbecue all’aperto a base di pesce e crostacei. Vicino ai dessert originari del Regno Unito, come il Christmas pudding e la mince pie, troviamo la pavlova, una meringona dal cuore morbido, sormontata da panna montata e frutti rossi.

Talvolta le feste in famiglia possono rivelarsi estenuanti, ma non per questo è più semplice liberarsene a cuor leggero: i sorrisi, i pranzi infiniti, le tombolate e addirittura le domande indiscrete della zia invadente entrano a far parte di quei riti irrinunciabili che ogni anno attendiamo con gioiosa tensione. Ma se doveste avere bisogno di una pausa, dai parenti e dal freddo, non vi resta che puntare il dito lungo l’equatore e scegliere il cenone che vi intriga di più!

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